Maison Massucco sceglie i pavimenti in resina Sivit per la sua cantina di Champagne
18 Novembre 2024
Negli ultimi anni, le resine autolivellanti sono state oggetto di molta attenzione da parte degli addetti ai lavori e del grande pubblico. Merito della loro versatilità, delle possibilità di posa in numerosi ambienti industriali, dei ridotti tempi e indurimento ma anche dei piacevoli effetti estetici e dalle numerose possibilità di personalizzazione. In questo articolo vedremo quindi cos’è la resina autolivellante, quali sono le sue caratteristiche, a quali ambienti è adatta e come viene posata.
La resina autolivellante, di solito epossidica, è uno speciale tipo di resina in grado di livellarsi su superfici orizzontali preparate con primer e già sottoposte ad un ciclo di lavorazione. Nasce dall’unione di resina e indurente, mescolati tra di loro. La miscela risultante può essere applicata su sottofondi in legno, cemento, piastrelle, per creare una superficie robusta e durevole.
Una volta indurita, la resina autolivellante presenta un aspetto lucido, è impermeabile e resistente all’abrasione. Le sue caratteristiche chimiche e meccaniche si mantengono inalterate lungo tutto lo spessore, che va in genere da 2 a 3 millimetri.
Le resine autolivellanti sono adatte a numerosi ambienti che richiedono eccellente igiene e lavaggi frequenti; ad esempio, sono spesso utilizzate all’interno di industrie meccaniche, alimentari, chimico – farmaceutiche, laboratori e ospedali. Sono spesso scelte anche per l’uniformità e la regolarità della superficie finale.
Una tipologia particolare di resine autolivellanti sono quelle trasparenti, che permettono di inglobare vari oggetti, creando effetti originali e piacevoli. In questo caso, lo spessore può raggiungere anche vari centimetri.
Come dev’essere il sottofondo? Può anche essere irregolare, visto che la resina è in grado di autolivellarsi?
Per quanto riguarda il sottofondo, questo può anche avere piccole irregolarità o essere rovinato superficialmente, in quanto lo spessore creato dal ciclo applicativo (primer + spatola) è in grado di uniformare la superficie.
Attenzione, però: il substrato deve essere comunque privo di dislivelli significativi, che non potrebbero essere colmati da un materiale che raggiunge i 2 – 3 millimetri di spessore.
In caso di dislivelli importanti, per creare una superficie uniforme su cui applicare la resina autolivellante, è possibile applicare preliminarmente malta epossidica.
I pavimenti in resina autolivellante sono molto popolari in ambito sia commerciale che industriale.
Questo per numerosi motivi, brevemente descritti nel seguito:
Superficie liscia e planare
La caratteristica planarità offerta dalla resina autolivellante, unita alla resistenza ai carichi, è una garanzia in più di sicurezza in ambienti in cui passano con frequenza muletti o carrelli elevatori, che trasportano spesso carichi pesanti. La mancanza di vie di fuga, tipiche delle piastrelle, e la presenza limitata di giunti, rende la superficie facile da pulire e limita in modo considerevole l’accumularsi di sporco e batteri.
Basso spessore
Come dicevamo, lo spessore è di circa 2,5 – 3 millimetri: abbastanza ridotto da evitare di dover modificare gli infissi, soprattutto in caso di ristrutturazione.
Notevole robustezza
I pavimenti autolivellanti in resina non subiscono alterazioni in seguito a lavaggi frequenti, agenti chimici, passaggio continuo di persone e mezzi. Questo consente la posa in ambienti dalle richieste molto specifiche, come ad esempio industrie alimentari, industrie farmaceutiche, ospedali o laboratori.
Elasticità
Le resine autolivellanti presentano un buon grado di elasticità: questo le rende adatte anche alla posa su pavimenti che presentano piccole irregolarità superficiali.
Tempi ridotti
I caratteristici tempi ridotti di posa e indurimento tipici dei pavimenti in resina, sono mantenuti anche dalle resine autolivellanti: ciò rende minimo il fermo dell’attività lavorativa.
Alta resa estetica
La superficie è esteticamente piacevole: solitamente opaca, può essere resa lucida, dall’aspetto “vetroso”; i giunti, a dispetto delle classiche fughe, sono minimamente visibili e rendono la superficie pressoché lineare ed uniforme: anche negli ambienti industriali e commerciali l’occhio vuole la sua parte!
Personalizzazione
Pur presentando di norma un aspetto liscio e vetroso, la resina autolivellante può essere resa antiscivolo con l’applicazione di specifiche finiture, tali da rendere la superficie ruvida e generare appunto zone antiscivolo. Inoltre, come altre tipiche applicazioni in resina, anche il ciclo autolivellante consente numerose possibilità di personalizzazioni sia, per esempio, con l’inserimento di scritte, sia a livello di colori o con la realizzazione di segnaletiche orizzontali o altre specifiche.
Grazie alla sua versatilità e ai numerosi vantaggi offerti, la resina autolivellante può essere utilizzata per varie applicazioni industriali e commerciali.
Ad esempio, realtà come showroom e negozi possono trarre vantaggio dalla finitura lucida e dalle numerose possibilità di customizzazione capaci di rendere unico e quindi personalizzabile ogni singolo ambiente.
La superficie uniforme, resistente a impatti e abrasioni è ideale per magazzini e depositi, dove circolano ogni giorno carrelli elevatori. Queste stesse caratteristiche rendono i pavimenti in resina autolivellante una scelta pratica anche per le aziende manifatturiere.
Grazie all’assenza di vie di fuga e la relativa alta possibilità di pulizia e sanificazione, le resine autolivellanti possono essere posate anche in ospedali, laboratori e ambienti in cui vengono preparati i cibi (es: cucine industriali, ristoranti, aziende alimentari).
La resistenza a olio, carburante e altre sostanze chimiche permette l’applicazione all’interno di garage, officine e autorimesse.
A prescindere dal tipo di ciclo applicativo, ogni volta che si realizza un pavimento in resina è importante assicurarsi che il substrato sia pulito e non contaminato da grassi, oli, polvere che potrebbero compromettere il risultato finale.
Per quanto riguarda le resine autolivellanti, dopo un’attenta preparazione meccanica e una passata di primer sul substrato, si procede di solito con la colata di resina, che viene poi stesa con una spatola dentata, in modo tale da ottenere un risultato uniforme. Immediatamente dopo la stesura con spatola, il posatore passa il rullo frangibolle per eliminare l’aria inglobata durante la fase di miscelazione.
Sivit propone diversi cicli autolivellanti per numerose applicazioni e per sottofondi in varie condizioni.
In questo paragrafo descriviamo le fasi applicative dei cicli autolivellante epossidico e autolivellante traspirante; per tutte le altre soluzioni, visita la pagina “Autolivellanti”.
Per sottofondi in calcestruzzo senza particolari problemi proponiamo il Ciclo autolivellante epossidico, a base di resine epossidiche e privo di solventi.
Se il fondo in cls (calcestruzzo) è appena stato realizzato, prima di posare la resina autolivellante aspettare il normale tempo di stagionatura (di norma ca. 30 giorni). In ogni caso, il fondo dovrà essere solido, asciutto, planare, privo di contaminazione da oli, detergenti, polveri o altre sostanze.
Prima di iniziare i lavori si dovrà procedere alla preparazione meccanica del substrato con levigatura o pallinatura per garantire una corretta aderenza dei prodotti.
Le fasi di cui si compone il ciclo autolivellante epossidico sono quattro.
Dopo aver preparato il fondo, viene applicato a rasare uno strato di Fluidepox, formulato epossidico trasparente privo di solventi, caricato con quarzo sferico resinato.
Mentre il prodotto stesso (Fluidepox) è ancora fresco, sulla superficie viene spolverato altro quarzo.
Si prepara la malta unendo i due componenti di Paviplast, formulato epossidico autolivellante colorato e privo di solventi, caricato con quarzo. Si cola la malta autolivellante, si distribuisce il prodotto con la racla dentata e si rende uniforme la superficie con rullo frangibolle.
È possibile che, in base all’ambiente di destinazione, si desideri smorzare la lucidità superficiale e rendere la superficie leggermente ruvida.
In questo caso, si può applicare a rullo uno strato di Paviwater colorato, diluito al 10% con acqua, addittivato con microsfere di vetro per ottenere superfici antiscivolo.
Il rivestimento viene tagliato in corrispondenza dei giunti del calcestruzzo e sigillato con Sigilflex, prodotto elastico e resistente.
Lo spessore finale del rivestimento è di circa 2,5 – 3 millimetri.
I fondi con risalita di umidità richiedono un trattamento specifico per assicurare che, nel tempo, lo strato di resina non venga danneggiato. L’umidità, infatti, può causare la formazione di condensa, bolle d’aria, o addirittura forzare il distacco della resina dal substrato.
Sivit ha quindi sviluppato un ciclo autolivellante traspirante pensato per questi tipi di fondi, la cui posa si svolge in cinque fasi:
Sul fondo adeguatamente preparato viene steso a rullo uno strato di Ecofondo diluito al 15% con acqua. Si tratta di un prodotto che crea una barriera all’umidità, ed è quindi utilizzato come strato di fondo per superfici umide.
Viene passata una seconda mano di Ecofondo diluito al 10% con acqua e caricato del 10% con quarzo.
Vengono applicate a rullo due riprese di Paviwater T68, ognuna diluita in acqua.
Viene colato e distribuito con racla dentata Paviplast W, formulato epossidico colorato.
La superficie viene poi passata con il rullo frangibolle per creare uno strato uniforme.
Il rivestimento viene tagliato in corrispondenza dei giunti del calcestruzzo e sigillato con Sigilflex, prodotto elastico e resistente.
Terminato il lavoro, lo spessore finale sarà di circa 2 mm.
Ecco un video in cui mostriamo passo per passo la realizzazione del ciclo autolivellante traspirante: https://youtu.be/GgplyByYmnQ
Per maggiori informazioni sulle nostre soluzioni autolivellanti, contattaci al numero + 39 011 2730033 o alla mail commerciale@sivit.it